https://riflessidarte.com/la-luce-oltre-lombra-il-viaggio-alchemico-di-anne-marie-delaby/  

 

La Luce oltre l’Ombra: Il Viaggio Alchemico di Anne Marie Delaby       di Federico Caloi - 07/02/2025

Nel crepuscolo tra il visibile e l’invisibile, dove la materia si fa eco di un’anima in perenne ricerca, emerge la figura enigmatica di Anne Marie Delaby, artista simbolista che incarna, con una forza quasi primordiale, il desiderio di unire il mondo terreno al divino. Come in un racconto fiabesco, la sua esistenza si dipana tra radici antiche e strade sconosciute: nata in Libano e cresciuta tra le pieghe della cultura francese, Anne Marie si è sempre sentita destinata a vivere una vita in bilico tra luce e ombra, tra realtà e sogno, come una moderna Parsifal alla ricerca del Sacro Graal.

Il suo cammino artistico, tracciato con pennellate di coraggio e introspezione, inizia davvero a farsi sentire quando, nel 1985, le luci vibranti di Milano le offrono il palcoscenico per un incontro fatale: l’incontro con il colore. Immersa nelle lezioni della scuola steineriana e nella mistica teoria dei colori di Goethe, Anne Marie scopre il potere trasformativo della luce, quel bagliore capace di fare da ponte tra la materia e lo spirito. Lì, tra acquerelli trasparenti e oli intensi, nasce la sua arte, un linguaggio cromatico che si fa messaggero degli arcani dell’anima umana e degli eterni dilemmi esistenziali.

I dipinti di Delaby sono come porte aperte su un universo in cui ogni colore racconta una storia: il rosso non è solo passione, ma il simbolo del rubedo, la perfetta alchimia che trasforma il buio in luce; il blu, la quiete degli abissi interiori; il giallo, l’eco di una verità che risveglia l’anima. È in questi lavori che la sua ricerca interiore si svela come un inno alla vita, una continua lotta contro il pensiero dualistico che separa l’essere dalla sua essenza più pura. Le sue opere non si limitano a rappresentare immagini, ma invitano chi le osserva a un viaggio iniziatico, dove ogni pennellata diventa un messaggio segreto, un invito a scoprire le parti nascoste del proprio io.

Eppure, la storia di Anne Marie Delaby non è solo quella dell’artista; è anche quella dell’arteterapeuta, della guida che, attraverso l’arte, ricama sentieri di guarigione nel tessuto umano. Con la stessa intensità con cui trasforma la tela in un palcoscenico dell’anima, lei si dedica a curare e a restituire luce dove il buio minaccia di inghiottire la speranza. I suoi laboratori e le sue consulenze sono spazi in cui il gesto pittorico si trasforma in una medicina, una preghiera silenziosa contro il caos della modernità.

La poetica di Anne Marie, tanto alchimatica quanto umana, si nutre delle esperienze vissute in luoghi lontani, delle culture che l’hanno forgiata e delle sfide che l’hanno condotta a scoprire, ancora una volta, la sacralità di un mondo che rischia di essere dimenticato. In una società in cui la natura viene sempre più vista come una mera risorsa, la sua arte si erge a baluardo contro la meccanicità e la freddezza dei tempi moderni, richiamando un passato in cui il femminile era venerato e la terra parlava attraverso simboli antichi e immortali.

In ogni sua mostra – che si tratti delle intime esposizioni milanesi o dei grandiosi salotti internazionali – l’opera di Delaby si presenta come una sfida: un invito a riconnettersi con quel sé primordiale, a guardare oltre le apparenze e a lasciarsi trasportare da un flusso di luce che, come in una sinfonia di colori, riesce a far vibrare l’universo interiore di chi osserva. C’è in essa la volontà di unire opposti, di fondere la contraddizione in un’armonia che trascende il tempo e lo spazio, proprio come una moderna incarnazione della filosofia plotiniana, in cui l’arte diventa il ponte tra il mondo terreno e quello divino.

E così, nell’era del ribrezzo e della superficialità, l’arte di Anne Marie Delaby si fa testimonianza di un’umanità che non ha ancora rinunciato a sognare. In ogni pennellata, in ogni sfumatura, risuona l’eco di un tempo in cui il bello e il buono si fondevano in un unico, ineludibile abbraccio: quello della vita, che continua a farsi strada tra le pieghe del reale, portando con sé la promessa di un domani più luminoso e autentico.

Se c'è una cosa che la pittura di Anne Marie Delaby ci insegna, è che l’arte non è mai solo forma. L’arte, quella vera, è un viaggio, una soglia, un passaggio. I suoi quadri sono mappe per territori interiori inesplorati, inviti a riconsiderare la realtà non come un dato immutabile, ma come un mistero da attraversare.

In un’epoca in cui l’arte rischia di ridursi a superficie e decorazione, il suo lavoro ci ricorda che dipingere è un atto di conoscenza, un’esperienza che richiede abbandono e coraggio. E forse, in fondo, è proprio questo il dono più grande che Anne Marie Delaby ci offre: la possibilità di ricordarci chi siamo, attraverso il colore, attraverso la luce, attraverso il viaggio eterno dell’anima verso il suo centro.

 

Federico Caloi

Critico e curatore d’arte

 

Per Riflessi d’Arte -  Febbraio 2025

 

https://www.lamiafinanza.it/2025/02/cecile-prakken-incontra-lartista-anne-marie-delaby-la-pittrice-alchimista/             01/2025

https://riflessidarte.com/alchemica-milano-una-sera-darte-e-trasfigurazione-con-anne-marie-delaby/                                  04/2025

https://www.lamiafinanza.it/2025/03/visioni-alchemiche-dellartista-anne-marie-delaby/                                                              03/2025

   ArteIn n.7 febb/marzo 2022

LE VISIONI ALCHEMICHE DI ANNE DELABY    - IL CORAGGIO UMILE DELL’ARTE CHE VIVE

 di Paolo Sciortino 

Chi vive d’arte e d’amore lo si riconosce subito, ogni artista che ama l’arte e la vita è Floria Tosca, l’eroina pucciniana che si lascia incarnare dall’arte e dall’amore ogni volta che i due elementi si coniugano. Anne Delaby è una cacciatrice del Graal, una dama del lago che veste se stessa di luci aurorali, unicorni rampanti, angeli vincenti e fiori iridescenti, e ne riveste pure chi osserva le evanescenti magie dei suoi dipinti. Ogni artista autentico è Tosca, come Flaubert era Madame Bovary, e così diciamo che Anne Delaby è Parsifal, e lo è nel senso della conversione, della fusione alchemica dell’uno integrale e supremo che aggrega la donna e l’uomo alla natura, il cielo alla terra e il bene al male, vincendolo. Il tutto, grazie al prodigio dell’arte, pietra filosofale della vita medesima. E’ un’arte di coniugazioni, di ricongiungimenti, di connessioni e fusioni, quella di Anne Delaby, che basta incontrare e conoscere (o  meglio, riconoscere) per capire (o meglio, intuire) quanto la sua stessa vita sia congiunta alla sua arte.

Ecco, allo stesso modo, all’aspetto, Anne Delaby si presenta come una inequivocabile artista alchimista, con la forza di Parsifal e la grazia di Ginevra. Altro non potrebbe essere.

I dipinti sono la testimonianza di un passaggio ineludibile dall’immaginazione alla visione, fino al compimento dell’opera. Un passaggio guidato invariabilmente da mani soffuse che accompagnano il gesto della pittura come piloti invisibili, come corrente in un canale. Dalle forme nascono forme, i colori generano colore, la luce prende vita e dona vita, l’insieme culmina nel Rubedo, la sintesi alchemica che si ottiene passando dal nero al bianco, poi al rosso, il colore che celebra le nozze tra la materia e lo spirito, tra la vita e la morte, tra la vita di sotto e la vita di sopra.

E’ wagneriana, arturiana, nata in Medio Oriente ma originaria, dal punto di vista opposto, del Medio Occidente. In Medio sta l’arte, in Medio sta Anne Delaby. Non solo in una terra di mezzo, che fa da cerniera al globo, ma pure a metà tra terra e cielo si colloca la sua Arte..

E’ li, in quella dimensione sospesa che Anne combatte la sua battaglia cavalleresca armata di corazze di solo spirito, con la missione che è propria dell’artista: ricongiungere l’anima al cielo restando ben volentieri ancorati alla terra, che del cielo non è che la parte sottostante di un unico universo, un benefico osservatorio di cui esso ci ha provvisto.

Nessun eroe, tantomeno un’eroina, è politicamente corretto. Anne, infatti, in quanto eroina che rappresenta anche eroi, non lo è. La sua pittura, onesta, immediata perché non realmente pensata (è lei a essere pensata dalla pittura, casomai), pregna di un talento originario che non ha debiti con le regole del mercato dell’arte, affronta i mostri dell’arte contemporanea cavalcando i suoi draghi.

Siamo in accordo con il suo coraggio: è vero che il dettato del gusto corrente per l’opera d’arte impone l’assenso al ribrezzo, il ripiegamento al terrore, la condiscendenza al repellente, il masochismo estetico che finge di godere di fronte al disgusto. Ma lei non ci sta, preferisce lanciarsi alla ricerca del Bello e del Buono, rincorrere il Graal dello spirito dell’arte.

 

L’atto che Anne Delaby, l’artista che sfida gli dei del Male, riproduce ogni volta al cospetto di una tela, sorge dalle più umili profondità del suo essere. Perciò è infinitamente coraggioso: perché assiste la terra mentre ascende al cielo e sostiene il cielo che si confonde con essa, ma senza macchiarsi della colpa di Prometeo e di Efeso, che furono egoisti conquistatori di spazi che all’uomo non toccano. Anne è un’artista che non si spaventa davanti al Creato, ma vi si offre, per mostrarne a chiunque l’incanto.

                                                                                                                      Per "Il viaggio dell'eroe", Azimut Milano - settembre 2019

     Rivista LIVING luglio 2021

www.fashionvipmagazine.com    aprile 2018